MaeveBorch

Tu che lo scheletro conservi intatto non so ancora per quali miracoli, mi pretendi bianca (Dio te lo perdoni), mi pretendi casta (Dio te lo perdoni), mi pretendi alba!

Non mi fido della rosa di carta, così tante volte che l'ho fatta io con le mie mani. Né mi fido dell'altra rosa vera, figlia del sole e della stagione, la promessa del vento. Di te che non ti ho mai fatto, di te che non ti hanno mai fatto, di te mi fido, rotondo sicuro caso.

Per mezzo secolo La poesia è stata Il paradiso dello sciocco solenne. Finché non sono arrivato io e mi sono sistemato con le mie montagne russe Salite, se volete. Certo che non risponderò se scendono, sanguinando dalla bocca e dal naso.

¿Cosa dovrei portare? Non lascerò nulla dietro di me sulla terra? Come deve agire il mio cuore? Siamo forse venuti invano a vivere, a germogliare sulla terra? Lasciamo almeno dei fiori Lasciamo almeno dei canti

Siccome sono regina e sono stata mendicante, ora vivo nel puro tremore che tu mi lasci, e ti chiedo, pallida, ogni ora: « Sei ancora con me? Oh, non allontanarti! Vorrei fare le marce sorridendo e confidando ora che sei venuto; ma anche nel dormire ho paura e chiedo tra i sogni: « Non sei andato via??»

Ho ancora quasi tutti i miei denti quasi tutti i miei capelli e pochissime canne. Posso fare e disfare l'amore..

Meriti una corona; sei la regina del mio cuore; sei la regina del mio regno.

C'è chi pensa che io abbia celebrato troppo i misteri del corpo la pelle e il suo aroma di frutta.

Quindi ricorda sempre quello che un giorno ho scritto pensando a te come penso ora.

Non puoi tornare indietro perché la vita ti spinge come un ululare senza fine.

Sapere che Dio si nasconde tra le lenzuola sudate consacrando il tuo sangue mestruale sollevando il calice del tuo ventre.

Per uno sguardo, un mondo, per un sorriso, un cielo, per un bacio. Non so cosa ti darò per un bacio!

Chiuderà i miei occhi l'ultima Ombra che mi porterà il bianco giorno, E potrà sciogliere questa mia anima Ora, al suo ansioso affanno lusinghiero

Io non sono più me stesso per sempre e tu non sarai più per me più di te stesso. Non sei più qui in un giorno futuro, non saprò dove vivi con chi o se ti ricordi.

Non sarà più, non, non vivremo più insieme, non alleverò tuo figlio, non cucirò i tuoi vestiti, non ti avrò la notte, non ti bacerò quando me ne andrò, non saprai mai chi ero, perché gli altri mi hanno amato

Voglio che la notte sia senza occhi e il mio cuore senza il fiore d'oro. Che i buoi parlino alle grandi foglie e che il verme muoia all'ombra.

In mano ho un temporale di pietre, fulmini e asce stridente, assetato di catastrofi e affamato.